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Contenuto archiviato il 2024-06-18

Autodigestion in Hemorrhagic Shock and Acute Heart Failure: a Cell-to-System Approach to Pathophysiology and Therapy

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Gli attivatori molecolari dello shock emorragico

Lo shock emorragico (HS) e l’infiammazione sistemica, cui fa seguito l’insufficienza organica multipla, sono le principali cause di mortalità nel mondo. Alcuni scienziati europei hanno studiato gli attivatori molecolari dello shock, seguendo un innovativo quadro strutturale dell’ipotesi di autodigestione.

L’attuale gestione terapeutica dell’HS prevede il ripristino della perfusione dei tessuti e il mantenimento della stabilità della pressione sanguigna, attraverso un supporto di liquidi endovena. Spesso, però, questo approccio non previene efficacemente l’insufficienza organica, con conseguenti alti tassi di mortalità. Lo studio CELSYS SHOCK (Autodigestion in haemorrhagic shock and acute heart failure: a cell-to-system approach to pathophysiology and therapy), finanziato dall’UE, perseguiva l’obiettivo di identificare la causa dell’instabilità emodinamica, in specifico l’insufficienza cardiaca indotta da shock, e proporre una nuova strategia terapeutica. Il progetto si basa sull’ipotesi dell’autodigestione, un tentativo di esplorare i meccanismi fondamentali di lesione nello shock. Il team si è concentrato sugli effetti dell’autodigestione sulla funzione cardiovascolare e la lesione al cuore e ai vasi sanguigni. L’autodigestione costituisce una proteolisi patologica, causata da enzimi digestivi che si riversano fuori dal lumen dell’intestino tenue durante l’ischemia intestinale. A seguito di perfusione ricostitutiva, i batteri e gli enzimi pancreatici fuoriescono dall’intestino e si trasferiscono nella parete intestinale. Al momento della rianimazione (che nei pazienti in emorragia si ottiene con il supporto di liquidi e trasfusioni di sangue), questi patogeni e queste proteasi potrebbero diffondersi all’intero organismo. Tale attività proteolitica in organi diversi dall’intestino tenue conduce alla degradazione di proteine circolanti e recettori di transmembrana, compromettendo funzioni fisiologiche. Il progetto CELSYS SHOCK ha prodotto nuove prove sui meccanismi della disfunzione cardiaca e proteolisi patologica in caso di shock emorragico, mediante un modello consolidato di ratto con trauma e shock. L’osservazione più importante del progetto è stata associata alla somministrazione enterale di acido tranesamico (TXA), un inibitore della proteasi. I ratti sottoposti a shock, trattati con TXA enterale, hanno evidenziato il ripristino a livelli fisiologici di recettori cardiovascolari adrenergici. Allo stesso tempo, l’attività di proteasi seriniche e metalloproteinasi nel cuore è diminuita a livelli normali. I risultati di CELSYS SHOCK propongono un nuovo approccio terapeutico, da inserire in un protocollo di rianimazione di nuovissima generazione per i pazienti colpiti da HS. Il metodo comporta una combinazione di supporto di liquidi endovena e un inserimento efficiente e sicuro di inibitori di proteasi enterica.

Parole chiave

Shock emorragico, insufficienza organica multipla, CELSYS SHOCK, enzima digestivo, inibitore della proteasi

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