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L'ESO continua a valutare i dati della missione Tempel 1

Dieci giorni dopo che una parte del veicolo spaziale Deep Impact della NASA ha colpito la cometa Tempel 1 al fine di creare un cratere ed esporre materiale intatto proveniente dall'area subsuperficiale, gli astronomi dell'ESO sono tornati nella loro sede di lavoro di Santiago,...

Dieci giorni dopo che una parte del veicolo spaziale Deep Impact della NASA ha colpito la cometa Tempel 1 al fine di creare un cratere ed esporre materiale intatto proveniente dall'area subsuperficiale, gli astronomi dell'ESO sono tornati nella loro sede di lavoro di Santiago, dopo aver trascorso più di una settimana all'Osservatorio ESO La Silla Paranal. L'ESO, European Southern Observatory, è un'organizzazione paneuropea intergovernativa per la ricerca astronomica composta da 11 paesi membri. È attiva in tre siti ubicati nella regione del deserto di Atacama in Cile. Il 4 luglio 2005 un impactor di 360 kg, una sonda del veicolo spaziale Deep Impact, è stato lanciato sulla cometa 9P/Tempel 1. L'esperimento in questione ha rappresentato la prima opportunità di studio della crosta e della parte interna di una cometa, rivelando nuove informazioni sulle fasi d'origine del sistema solare. L'ESO ha partecipato attivamente alle osservazioni precedenti e successive all'impatto. Durante la campagna, l'ESO è rimasto collegato via telefono, posta elettronica e videoconferenza con i colleghi di tutti i principali osservatori del mondo, e i diversi gruppi si sono scambiati liberamente i dati. Questo straordinario spirito di collaborazione ha fornito agli astronomi dati raccolti quasi 24 ore su 24 per molti giorni e ciò, oltre all'ampia varietà della strumentazione, rende la campagna di osservazione del Deep Impact una delle più riuscite del suo genere. Dalle analisi attuali sembra molto probabile che l'impactor non abbia creato un'ampia zona nuova di attività, e che possa non essere riuscito a liberare una grande quantità di materiale intatto da sotto la superficie. Le immagini ottenute presso il VLT mostrano che dopo l'impatto la morfologia della cometa Tempel 1 è cambiata con la comparsa di una nuova struttura a forma di prugna, prodotta dalla materia espulsa alla velocità di circa 700-1000 km/h. In una recente intervista pubblicata dall'ESO, Olivier Hainaut, responsabile delle operazioni scientifiche presso Paranal e specializzato in corpi minori del sistema solare, ha spiegato che la causa di ciò era da ricercare verosimilmente nel notevole rilascio di polveri sottili. Tale effetto è stato tuttavia di breve durata, poiché pare che la polvere si sia lentamente dispersa, e che la cometa abbia assunto nuovamente l'aspetto che aveva prima dell'impatto, che sembra non abbia provocato cambiamenti a lungo termine nella cometa. "Da un punto di vista fisico, si deve essere formato un cratere", ha osservato Olivier Hainaut, "ma dobbiamo attendere una risposta più precisa da parte degli specialisti della missione Deep Impact. Ci vorrà ancora un po' di tempo, in quanto devono smistare una grande quantità di dati raccolti dal veicolo spaziale", ha aggiunto. I dati accumulati nel corso delle dieci notti più prossime all'impatto hanno fornito agli astronomi la serie cronologica più completa di spettri ottici mai raccolti di una cometa della famiglia di Giove, con un totale di oltre 40 ore di tempo di esposizione. Questo insieme di dati senza precedenti ha già permesso agli astronomi di caratterizzare l'attività gassosa normale della cometa e di individuare, con loro sorpresa, una regione attiva non collegata all'impatto. Tempel 1 sarà anche tornata in letargo, ma il lavoro degli astronomi è appena cominciato. Nel corso dei prossimi mesi gli astronomi effettueranno i rilevamenti della composizione chimica dettagliata dei materiali sprigionati dall'impatto e provenienti da quella fonte.

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