Verheugen sollecita una maggiore cooperazione nella ricerca europea sulla sicurezza
Il commissario europeo per le Imprese e l'industria Günter Verheugen ha sollecitato una maggiore cooperazione nella ricerca sulla sicurezza, sia in termini di ricerca sulla sicurezza relativa a settori civili e di difesa, sia fra attori nazionali ed europei. Intervenendo il 9 febbraio scorso a Bruxelles alla Conferenza sulla ricerca e tecnologia, in occasione della quale i rappresentanti di Commissione, Agenzia europea per la difesa (EDA), Stati membri e industria si sono incontrati per discutere un approccio congiunto alla ricerca sulla sicurezza, Verheugen ha ammesso che in Europa la questione delle politiche di sicurezza è ancora un argomento delicato. "Tuttavia, occorre prendere atto che nella vita reale le operazioni del settore di sicurezza civile e del settore militare sono sempre più simili. L'attuale divisione degli ambiti di ricerca, quindi, a volte appare artificiale, soprattutto se considerata dal punto di vista tecnologico", ha indicato. La conferenza di Bruxelles è stata organizzata a seguito di una richiesta avanzata al vertice di Hampton Court nell'ottobre 2005 dai leader degli Stati membri al presidente dell'EDA, Javier Solana, affinché venissero presentate proposte sulla promozione di ricerca e tecnologia nel settore della difesa europea. Per il commissario Verheugen la risposta è chiara: "Dobbiamo unire le forze", ha affermato. "Sia la Commissione sia l'EDA stanno attualmente lavorando ad agende di ricerca strategiche a lungo termine per i 'loro' ambiti di ricerca sulla sicurezza. [�] Nella ricerca occorrono approcci innovativi, occorre evitare vuoti di ricerca dannosi e duplicazioni inutili. È necessario un coordinamento fra le [due] agende di ricerca sulla sicurezza". Oltre al coordinamento a livello europeo, Verheugen ha sottolineato anche il notevole volume di ricerca sulla sicurezza svolto a livello nazionale, situazione, questa, che comporta inevitabilmente sovrapposizione e frammentazione. Tuttavia, dal momento che non esistono meccanismi adeguati per coordinare tali sforzi, nei prossimi mesi dovrà essere sviluppata una serie di soluzioni, ha affermato. Tali posizioni sono state riprese dal presidente dell'Associazione europea delle industrie aerospaziali e di difesa (ASD), Tom Enders, il quale ha proposto alcuni strumenti per rafforzare il profilo europeo nella ricerca sulla difesa, fra cui l'istituzione di un apposito comitato tecnologico, la creazione di un "incubatore tecnologico", e l'organizzazione di una rete di centri di eccellenza a livello comunitario. "Finora si sono viste molte iniziative, ma poca azione", ha aggiunto. Il commissario ha concluso: "L'Europa sta iniziando a creare la propria identità e cultura della sicurezza. Nessuno Stato membro dovrà abbandonare parte dei propri diritti sovrani, ma tutti dovranno contribuire a costruire insieme questa cultura europea della sicurezza". Javier Solana ha sostenuto le idee espresse da Günter Verheugen. Tra le varie considerazioni su come l'Europa possa produrre un cambiamento graduale nei suoi sforzi di ricerca sulla difesa, ha affermato: "Sono convinto che occorre fare tre cose: primo, spendere di più [�]; secondo, spendere meglio [�]; terzo, e forse più importante, spendere di più insieme". Durante la conferenza alcuni rappresentanti dell'industria della difesa hanno chiesto di aumentare la percentuale della spesa di ricerca e tecnologia investita congiuntamente in Europa, passando dall'attuale livello inferiore al 5 per cento al 20 per cento. Benché concordi sul fatto che offrire all'EDA un bilancio importante per ricerca e tecnologia sia una possibilità per raggiungere tale obiettivo, Solana ha concluso sottolineando che l'accordo sul principio di un fondo congiunto è più importante del meccanismo per investirlo. Il 7 marzo prossimo, in un incontro a Innsbruck, i ministri europei della Difesa discuteranno le ipotesi di aumento della spesa per la ricerca sulla difesa, tra cui l'opzione di creare un fondo sotto il controllo dell'EDA. Tali discussioni dovrebbero preparare il terreno per eventuali decisioni durante il Consiglio europeo di giugno.