Partecipanti a conferenza discutono del valore della protezione della PI e del brevetto comunitario
"La proprietà intellettuale è la chiave dell'innovazione, che, a sua volta, è la chiave del nostro futuro economico", ha affermato David White, direttore generale della DG Imprese della Commissione europea, in occasione della conferenza "Inventore europeo dell'anno" tenutasi a Bruxelles il 3 maggio. Il primo giorno della conferenza è stato dedicato ai custodi della proprietà intellettuale (PI) - i brevetti - e, più precisamente, alla misura in cui essi rappresentano una risorsa e al tipo di vantaggio eventualmente offerto agli innovatori europei da un brevetto comunitario. Benché tutti gli oratori concordassero sull'importanza del tutelare la proprietà intellettuale, avevano opinioni diverse sulle priorità per gli attori comunitari, e di fatto sull'opportunità o meno di perseguire il progetto comunitario più noto in questo campo, ossia il brevetto comunitario. La maggioranza si è espressa a favore di tale iniziativa. David White ha aperto la propria presentazione affermando: "Non sono i brevetti, bensì la proprietà intellettuale a rappresentare una risorsa". Ha poi chiesto: "I brevetti ricavano valore dalla proprietà intellettuale?". Ha fornito una risposta equilibrata alla sua stessa domanda, illustrando in che modo i vari brevetti possono dimostrare la sapienza e l'inventiva delle aziende, e come possono aiutare un'impresa a difendersi dai concorrenti e a ottenere finanziamenti. D'altro canto, David White ha conosciuto inventori che sono rimasti sconcertati dal modo in cui la loro proprietà intellettuale era stata sfruttata, malgrado ritenessero di averla tutelata. Le osservazioni di David White sul valore dei brevetti per attrarre finanziamenti sono state messe in discussione da una presentazione di James Malackowski, presidente e amministratore delegato di Ocean Tomo LLC, una banca d'affari specializzata in proprietà intellettuale con sede negli USA. Da uno studio recente svolto tra 2000 investitori di capitale di rischio negli USA è emerso che solo il 25 per cento del capitale investito finiva nelle casse delle società che avevano già uno o più brevetti. Ha aggiunto che la stessa indagine ha rivelato che i brevetti aumentano verosimilmente le probabilità di un'azienda di aggiudicarsi una seconda tornata di finanziamenti e riducono il rischio di bancarotta delle imprese dal 24 per cento al 16 per cento. David White si è soffermato anche sugli investimenti, affermando: "Il mondo finanziario trova difficile valutare il valore di un brevetto ed è pertanto poco disposto ad accettarlo come garanzia". Il valore di un brevetto dipende dal contesto e dal modo in cui una società intende sfruttarlo, ha spiegato David White. Ad esempio, potrebbe passare molto tempo tra l'assegnazione di un brevetto e la commercializzazione di un prodotto o servizio soggetto a esso. "Gli investitori di capitale di rischio ci hanno ricordato che le società necessitano anche di capacità, di un piano imprenditoriale e di una gestione competente", ha dichiarato David White. Uno dei problemi europei è l'assenza di un sistema di brevetti unico, di conseguenza i potenziali innovatori devono richiedere un brevetto in ogni Stato membro dell'Unione e all'estero per essere coperti contro ogni evenienza. Si tratta di un processo costoso. Cinque anni fa, la Commissione europea aveva proposto di ridurre i costi connessi al processo di brevettazione e di unificare le diverse normative vigenti in materia in Europa creando un sistema unico. Tuttavia, le divergenze di opinione sul numero di lingue in cui rilasciare i brevetti avevano reso impossibile il raggiungimento di un consenso tra gli Stati membri. "La Commissione è disposta a fare un altro tentativo se sente di poter ricevere una risposta, soprattutto dagli Stati membri", ha dichiarato il direttore generale aggiunto della DG Mercato interno della Commissione europea, Thierry Stoll. La Commissione ha condotto una consultazione conclusasi in aprile, allo scopo di individuare una soluzione accettabile per tutti. L'iniziativa ha suscitato più risposte del previsto da un'ampia gamma di parti interessate, secondo Thierry Stoll. Thierry Stoll si è impegnato a esercitare pressioni sugli Stati membri per raggiungere un compromesso, destando l'apprezzamento del pubblico: "Siamo a un bivio per quanto riguarda il sistema di brevetti in Europa. Dobbiamo alzare la posta in gioco e dire chiaramente ai nostri responsabili politici che non possono nascondersi dietro la complessità della questione e che devono prendere subito delle decisioni". In rappresentanza dell'Unione europea dell'artigianato e delle piccole e medie imprese (UEAPME), il segretario generale Hans-Werner Müller si è espresso decisamente a favore di un brevetto comunitario. Ha chiesto che venga istituito rapidamente e ha sostenuto che risolverebbe molti dei problemi che attualmente si trovano a dover affrontare le piccole e medie imprese (PMI). Müller ha inoltre esortato a ridurre al minimo il numero di lingue del sistema dei brevetti e ha proposto l'inglese, "la lingua universale nel campo dei brevetti". Per le PMI, i costi elevati associati alla richiesta di un brevetto sono "un onere ingente", ha affermato. Il vicepresidente del gruppo di lavoro dedicato ai brevetti presso l'UNICE, la Federazione europea dei datori di lavoro, Thierry Sueur, ha sottolineato un altro motivo per cui l'impiego di molte lingue potrebbe rappresentare un ulteriore onere per le risorse. Se società e soggetti singoli potessero presentare una richiesta di brevetto in qualsiasi lingua comunitaria, sarebbe necessario avvalersi di esaminatori di richieste di brevetto per ognuno di tali idiomi. Per le lingue meno parlate, ciò potrebbe tradursi in attese di diversi mesi prima di poter presentare una nuova richiesta nella stessa lingua. In risposta a ciò, Thierry Stoll ha fatto presente che la Commissione aveva avanzato proposte per una lingua, cinque lingue e tutte le lingue comunitarie. "Non abbiamo raggiunto un consenso. è una storia di opportunità mancate", ha dichiarato. Reto Hilty, amministratore delegato del Max Planck Institute per la PI e docente di diritto, è stato la voce discordante del gruppo e ha affermato: "Se l'Ufficio europeo dei brevetti è un'iniziativa riuscita, i tentativi dell'UE di armonizzare il sistema sono l'opposto". Il professor Hilty ha affermato che la proposta dell'UE di armonizzare i sistemi dei brevetti è tutt'altro che necessaria. Ha respinto in blocco l'armonizzazione e ha invece ribadito che all'Europa occorre una sincronizzazione della giurisprudenza nazionale. "Il brevetto comunitario non è sufficientemente appetibile per gli Stati membri o l'industria", ha affermato il professor Hilty. Ha tuttavia ammesso che la fase di stallo attuale non è auspicabile, e ha suggerito di ridimensionare la proposta che, a suo avviso, è troppo ambiziosa. La rassicurazione ai sostenitori del brevetto comunitario è arrivata da due persone le cui opinioni sono molto influenti. Sia il vicepresidente della Commissione Günter Verheugen sia il presidente dell'Ufficio europeo dei brevetti (UEB) Alain Pompidou si sono espressi a favore del brevetto, e Verheugen ha affermato di essere ora "leggermente più ottimista" sulla possibilità di raggiungere un compromesso tra gli Stati membri sulla proposta. Alain Pompidou ha esortato gli Stati membri a trovare urgentemente un accordo.