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Le coppie "a doppia carriera" possono gestire più efficacemente ufficio e figli?

Il fenomeno emergente delle coppie "a doppia carriera" e le strategie messe in atto dalle imprese per gestirlo sono stati tema di discussione alla conferenza "Re-searching women in science and technology" del 15 maggio. Daniela Del Boca dell'università di Torino, esponente d...

Il fenomeno emergente delle coppie "a doppia carriera" e le strategie messe in atto dalle imprese per gestirlo sono stati tema di discussione alla conferenza "Re-searching women in science and technology" del 15 maggio. Daniela Del Boca dell'università di Torino, esponente del panel e autrice della sezione dedicata al fenomeno della doppia carriera nella recente relazione "Women in Industrial Science" (WiST - Le donne nella scienza industriale) ne ha delineato i contorni. La Del Boca ha fatto notare che mentre in passato la vita sociale era organizzata secondo uno specifico accordo tra i sessi, per cui gli uomini garantivano il sostentamento e le donne l'assistenza, oggi la situazione è cambiata. Negli ultimi anni, le donne con un livello di istruzione più alto scelgono di lavorare con continuità anche all'arrivo dei figli. Questa maggiore presenza di donne più istruite, accompagnatasi a una minore segregazione dei sessi a livello scolastico, permette di assistere, oggi, a un numero più elevato di partenariati tra donne e uomini dello stesso calibro formativo, ha spiegato la Del Boca. È opinione diffusa che le coppie "a doppia carriera", grazie al loro reddito più elevato, siano agevolate nel trovare un equilibrio tra vita familiare e professionale, ma la Del Boca spiega che i problemi con cui si scontrano sono in realtà più accentuati. "L'equilibrio tra carriera e famiglia, infatti, viene reso più complicato da un maggiore impegno nei confronti di professioni molto impegnative, da costi più elevati per le pause relative agli anni in cui nascono i figli, e da un'organizzazione più complessa degli orari e delle sedi di lavoro". I vari periodi del ciclo di vita sono caratterizzati da problemi diversi. "Le difficoltà sono certamente minori se non si hanno figli e la mobilità non richiede l'organizzazione e lo stress legati alla delega della loro cura", ha fatto notare la Del Boca. Tra gli esperti del panel era presente anche Laure Vincotte di Gaz de France, che ha approfondito ulteriormente tali difficoltà illustrando un'indagine svolta presso la sua azienda nel 2003. Grazie a questa è emerso che sono ancora diffusi gli stereotipi legati ai "percorsi di carriera maschili", che richiedono implicitamente il sostegno domestico di una moglie. La Vincotte ha condiviso una serie di racconti di vita a testimonianza del fatto che l'equilibrio professionale delle carriere dei manager, caratterizzate da numerose trasferte e tempo libero, si risolve ancora generalmente a scapito dell'occupazione della moglie. Le poche donne manager con figli hanno spiegato di essere costrette a una maggiore efficienza e a pianificare il lavoro in modo da gestire responsabilmente l'orario prolungato, l'arrivare presto in ufficio, il saltare il pranzo o il lavorare di sera quando i figli dormono. Ciononostante, i "racconti di vita" hanno anche dimostrato l'emergere di forti aspirazioni tra le giovani donne, che desiderano un migliore equilibrio tra vita privata e professionale, e gli uomini, che vorrebbero essere più presenti come padri. Entrambe le esperte hanno suggerito di realizzare, per il binomio lavoro-famiglia, politiche neutre, in modo che nessuno dei genitori sia penalizzato se si prende cura dei figli. "Dato il notevole investimento in termini di capitale umano che le aziende fanno nei professionisti con un elevato livello di istruzione, esse dovrebbero creare politiche che offrano l'opportunità di equilibrare lavoro e famiglia, in maniera da attrarre e trattenere i lavoratori altamente qualificati di entrambi i sessi", ha affermato la Del Boca, aggiungendo che il sostegno e la tutela dei lavoratori non sono importanti solo per il benessere di questi ultimi ma anche per quello dell'azienda stessa. Alcune delle società che hanno partecipato all'iniziativa del gruppo hanno già messo in atto iniziative che, secondo loro, stanno contribuendo ad attenuare i problemi con cui si confrontano le coppie "a doppia carriera". In rappresentanza di Schlumberger, una multinazionale del petrolio e del gas, Deanna Jones ha risposto alle domande dei partecipanti su come le aziende possano agevolare, alle donne che lo desiderino, il ritorno al posto di lavoro dopo un lungo congedo di maternità. Schlumberger è promotrice di un progetto intitolato "Next", rivolto specificamente alle donne rimaste lontane dal mondo del lavoro per almeno dieci anni e che fornisce loro una formazione tecnica. Vista la scarsità di personale formato nel settore del gas e del petrolio, la Jones ha messo in rilievo l'importanza di attingere al potenziale di queste donne. Schlumberger è considerata da molti un leader nella gestione dei problemi delle famiglie "a doppia carriera". Nel 2000 la società ha fondato PartnerJob.com in collaborazione con sette altre multinazionali. PartnerJob.com (www.partnerjob.com) è un sito Internet dedicato alle carriere e realizzato in modo da favorire la mobilità geografica: permette ai partner degli impiegati distaccati all'estero di individuare un impiego adeguato nel loro nuovo paese. I curriculum e i dettagli delle offerte di lavoro sono inseriti sul sito dalle società aderenti, che oggi raggiungono quota 45. Schlumberger è anche membro fondatore della Permits Foundation, un'iniziativa corporativa senza scopo di lucro che ha l'obiettivo di promuovere l'accesso al mondo del lavoro alle mogli che seguono i dipendenti internazionali, grazie al miglioramento delle normative sui permessi di lavoro. Mentre le aziende sono state piuttosto celeri nell'aderire e adattare le loro politiche alle necessità aziendali per attrarre le risorse umane supplementari indispensabili, le università non lo sono state altrettanto. Molti tra i partecipanti del pubblico hanno confermato questa tendenza, notando che a causa del minor numero di offerte di lavoro nel mondo accademico, le donne sono svantaggiate se scelgono orari di lavoro più brevi. Come ha affermato un partecipante, "c'è sempre qualcuno che potrebbe prendere il loro posto e lavorare a tempo pieno per redigere pubblicazioni e fare strada". Un altro partecipante, Johannes Klumpers, capo dell'unità "Donne e scienze" della Commissione europea, ha notato che le aziende coinvolte nella relazione WIST possono assurgere a modello sia per il settore pubblico sia per quello privato. "Queste aziende sono più all'avanguardia nel pensiero sociale non solo rispetto alle altre ma anche rispetto alla maggior parte delle istituzioni accademiche europee", ha spiegato al Notiziario CORDIS. "Le istituzioni accademiche sono rimaste molto indietro nell'affrontare le sfide relative all'equilibrio tra vita famigliare e professionale, come quelle con cui si scontrano le coppie 'a doppia carriera'". Ha preso parte al dibattito anche la dott.ssa Angela Risch, ricercatrice presso il centro tedesco di ricerca sul cancro di Heidelberg, che ha approfondito il tema delle sfide nel mondo accademico. Dopo un avvio di carriera alla Oxford University del Regno Unito, dove ha ottenuto l'equivalente di un postdottorato in chimica all'età di 25 anni, la dott.ssa Risch è rientrata in Germania lasciando nel Regno Unito il fidanzato britannico. "Fortunatamente sono riuscita a convincerlo a seguirmi e a convincere la sua azienda dell'utilità di aprire un ufficio a Heidelberg", ha raccontato al Notiziario CORDIS. In Germania la dott.ssa Risch ha ottenuto un posto al centro di ricerca ed è entrata in possesso della rimanente qualifica necessaria per entrare a pieno titolo a far parte del sistema. "Come tutti gli scienziati di lunga data, lavoravo tutte le ore per cui era possibile farlo", ha spiegato. La situazione è cambiata però con la nascita del figlio l'anno scorso. "Ora mi trovo nella classica situazione per cui cerco di mantenere un impiego a tempo pieno e di trovare un equilibrio per tutto", ha affermato, facendo notare che lavora ancora normalmente per 40 ore alla settimana. "Per fortuna ho intorno a me un ambiente che mi sostiene, per cui non devo stare in laboratorio fino a tardi e posso lavorare da casa". Pur essendo soddisfatta della propria situazione, la dott.ssa Risch è ben consapevole di perdere alcune opportunità. "Non sono in grado di reagire velocemente come prima alle tempistiche ristrette, mentre i miei colleghi ci riescono ancora. Ciò significa che devo lasciare perdere alcune opportunità a livello progettuale", ha detto. "Avendo ottenuto il postdottorato alla giovane età di 25 anni e lavorando al 150 per cento speravo di aver superato tutti gli ostacoli necessari per assicurarsi un posto permanente ed arrivare alla maternità senza la paura di essere penalizzata", ha spiegato la dott.ssa Risch. Il suo contratto scadrà tra meno di due anni.

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