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Fondi specifici per le energie rinnovabili richiesti dalla lobby del settore

Le associazioni del settore delle energie rinnovabili hanno espresso il loro disappunto nei confronti della Commissione europea, che non ha tenuto in considerazione la decisione del Parlamento europeo di riservare alla ricerca sulle energie rinnovabili i due terzi del bilancio...

Le associazioni del settore delle energie rinnovabili hanno espresso il loro disappunto nei confronti della Commissione europea, che non ha tenuto in considerazione la decisione del Parlamento europeo di riservare alla ricerca sulle energie rinnovabili i due terzi del bilancio destinato all'energia non nucleare nell'ambito del Settimo programma quadro (7PQ). La decisione del Parlamento europeo è maturata nel corso del dibattito sul 7PQ ed è stata approvata il 15 giugno con l'emendamento 320. Tuttavia, durante le trattative svoltesi nel periodo intercorso tra la votazione e la presentazione della nuova proposta per il 7PQ della Commissione, quest'ultima ha abbandonato l'idea. Il 17 luglio, in occasione di una conferenza stampa, un portavoce ha spiegato che la Commissione non intendeva "riservare" i finanziamenti, bensì desiderava destinare fondi più ampi alle tecnologie "trasversali", come i nuovi sistemi di griglia, che recherebbero beneficio a tutti i fornitori di energia, compreso il settore delle fonti rinnovabili. La lobby del settore dell'energia rinnovabile ha replicato il 18 luglio, nel corso di una seconda conferenza stampa, sostenendo che i finanziamenti specifici sono accantonati nell'ambito del 7PQ e affermando che non riservare fondi per l'energia rinnovabile nel 7PQ danneggerà il settore, peraltro altamente innovativo, in un momento in cui l'innovazione occupa un posto di rilievo nell'agenda politica. "La decisione della Commissione è difficile da comprendere per il settore dell'energia rinnovabile", ha affermato Isabelle Valentiny, rappresentante dell'Associazione europea dell'energia eolica (EWEA). Christian Kjaer, amministratore delegato dell'EWEA, ha approfondito il concetto: "Non c'è niente di anomalo nel respingere una proposta [per il 7PQ] del Parlamento", ha dichiarato. "È anomalo farlo in presenza di una crescente richiesta di energia rinnovabile ed è anomalo respingere una proposta di tale ampiezza". Le proposte del Parlamento avrebbero garantito lo stanziamento di 226 milioni di euro per l'energia rinnovabile. "La Commissione sostiene di non poter destinare finanziamenti a tecnologie specifiche; ci sono tuttavia stanziamenti specifici per progetti dedicati al carbone, al nucleare e all'idrogeno", ha affermato Kjaer. "Non sarò in grado di dire ai membri della mia associazione quello che potranno ottenere dal 7PQ fin quando tutto non sarà deciso", ha aggiunto. Ha inoltre osservato che sia gli Stati Uniti sia il Giappone hanno sviluppato politiche per promuovere l'uso di energie rinnovabili e stanno riservando finanziamenti significativi allo sviluppo di tecnologie connesse alle energie rinnovabili. L'Europa è un leader mondiale riconosciuto nel settore delle tecnologie connesse alle fonti rinnovabili, in particolare per quanto riguarda l'energia eolica e fotovoltaica. "Siamo costretti a importare quantità sempre superiori di energia nell'UE, attualmente il 50 per cento circa del totale. Riteniamo che le tecnologie connesse all'energia rinnovabile produrranno benefici. I paesi che esportano tale tecnologia nel resto del mondo sono destinati ad essere i leader del futuro", ha affermato. Kjaer ritiene tuttavia che le aziende potrebbero essere attratte da flussi di finanziamento più stabili all'esterno dell'UE, in particolare negli Stati Uniti e in Giappone. "Le energie rinnovabili erano un elemento centrale dei precedenti programmi quadro e, a partire dagli anni Ottanta, ciò ha generato enormi progressi consentendo ai vari flussi di energia rinnovabile di imporsi quale tendenza dominante. Ma altri paesi potranno appropriarsi di tali flussi se l'UE non li vuole". Ignorare il settore dell'energia rinnovabile potrebbe comportare, secondo Kjaer, conseguenze significative sia sugli obiettivi della strategia di Lisbona sia sulla competitività generale. "Se gli altri paesi percepiscono la leadership dell'UE, potrebbero seguirla. Ma l'UE si è tirata indietro e resta in silenzio nel momento di prendere una decisione", ha affermato.

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