Ridurre i rifiuti nelle acque reflue agroalimentari
Il settore agroalimentare industriale genera enormi quantità di acque reflue rispetto ai prodotti finali realizzati. Il contenuto estremamente elevato di materia organica, ossia la domanda chimica di ossigeno (COD, chemical oxygen demand), nelle acque reflue deve essere trattato per garantire uno scarico sicuro nelle acque di superficie. Attualmente, anche i sistemi di trattamento tecnologicamente più avanzati devono far fronte a importanti limitazioni che hanno un impatto sull’industria e sull’ambiente. I ricercatori finanziati dall’UE che lavorano al progetto Anaergy hanno sviluppato una «macchina» compatta e ad alta efficienza per il trattamento. Le piccole e medie imprese (PMI) faticano ad essere competitive. Le PMI rappresentano il 99 % delle imprese del settore agroalimentare e il loro elevato rapporto rifiuti/prodotto incide sulla redditività. Attualmente, i digestori anaerobici più avanzati eliminano solo il 60-80 % circa della materia organica. Inoltre, la loro produzione di biogas, che potrebbe essere utilizzata per alimentare il trattamento delle acque reflue, è efficiente solo al 35-50 %. L’elevato contenuto di COD dopo la digestione anaerobica rende necessario il post-trattamento. Tuttavia, l’aggiunta di un altro processo accresce l’incertezza del risultato, richiede più spazio in fabbrica per le attrezzature e, ovviamente, costi più elevati per le PMI. Molte PMI non possono permettersi questo investimento, con conseguenti spese e sanzioni. Come afferma Joaquin Murria Martin, coordinatore del progetto: «La maggior parte degli scarichi inquinati va ai fiumi o agli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, che non sono progettati per questo tipo di acque reflue, 30 volte più inquinate delle acque reflue urbane. In questo modo, gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane sono sovraccarichi e funzionano in modo inefficiente, consumando un eccesso di energia e sostanze chimiche. Il trattamento dell’acqua al punto di scarico è 25 volte più economico che trattarla una volta miscelata con il resto delle sostanze inquinanti». Anaergy favorisce la redditività delle PMI agroalimentari Anaergy ha prodotto un digestore sequenziale multifase brevettato, il primo in assoluto a riunire in un sistema compatto la digestione anaerobica e aerobica con i fotocatalizzatori. Come spiega Murria Martin, «Volevamo che diventasse… una macchina invece che un processo». È caratterizzato da un controllo automatizzato e da una notevole efficienza globale, che sfrutta le migliori prestazioni in ogni fase del processo sequenziale. In altre parole, il tutto è maggiore della somma delle parti. Fattore chiave del successo è la tecnologia anaerobica a marchio PUREMUST(si apre in una nuova finestra), un sistema specializzato nell’eliminazione dei nitrati sviluppato nell’ambito del progetto Anaergy. Il prototipo è stato testato in quattro impianti pilota. Ha raggiunto il 99,8 % di eliminazione del COD, facilitando lo scarico diretto sul suolo. Eliminando la necessità di un post-trattamento si riducono anche i costi operativi del 60 %. La tecnologia Anaergy costa 150 000 euro, molto meno dei digestori convenzionali, e aumenta l’efficienza della produzione di biogas fino al 60 %. La riduzione dei costi di investimento, operativi e di manutenzione, unita all’utilizzo del biogas prodotto per alimentare l’impianto, consente un ritorno sull’investimento entro 12-20 mesi. Il consorzio mira alla commercializzazione nel primo trimestre del 2021 e a profitti superiori a 17,9 milioni di euro nei primi quattro anni. Indubbiamente, i risultati di Anaergy aumenteranno significativamente la redditività e l’eco-compatibilità delle PMI dell’industria agroalimentare. Riducendo al minimo lo scarico di sostanze inquinanti nei fiumi e l’eccessivo utilizzo di energia e sostanze chimiche associato al trattamento delle acque reflue urbane, i risultati di Anaergy apporteranno anche importanti benefici per l’ambiente.