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The Role of Neuroinflammation in Alzheimer’s Disease

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Il pesce zebra aiuta gli scienziati ad affrontare il morbo di Alzheimer

Alcuni ricercatori finanziati dall’UE hanno scoperto che la microglia, ovvero le cellule immunitarie del cervello, potrebbe svolgere un ruolo molto più importante nello sviluppo del morbo di Alzheimer di quanto si pensasse. La scoperta potrebbe portare a nuovi trattamenti che mirino specificamente al comportamento di queste cellule e ad aumentare la nostra comprensione generale di questa patologia.

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Un successo importante del progetto INFLAMM-ALZ è stato lo sviluppo di un modello che utilizza il pesce zebra per studiare la funzione della microglia nel morbo di Alzheimer. «Questo ha fornito nuove e preziose conoscenze sull’importanza di queste cellule», spiega la coordinatrice del progetto Petronella Kettunen dell’Università di Göteborg in Svezia. «Ora abbiamo un metodo semplice per quantificare la clearance della microglia della proteina tossica Aβ in diversi trattamenti». I risultati del progetto, resi possibili grazie al supporto del programma Marie Skłodowska-Curie, vengono ora applicati a progetti clinici utilizzando dati su tessuti umani e su pazienti. «Stiamo studiando il potenziale di proteine di interesse nel servire da bersagli farmaceutici per il futuro sviluppo di farmaci per il morbo di Alzheimer», afferma la Kettunen. «Se avrà successo, questo approccio potrebbe significare una vera differenza per milioni di persone che svilupperanno il morbo di Alzheimer in futuro».

Problema di salute critico

Il morbo di Alzheimer influisce sulla capacità del cervello di funzionare normalmente, in particolare nella formazione di nuovi ricordi. I pazienti sono più inclini a dimenticare appuntamenti importanti e un vocabolario precedentemente noto e possono trovarsi in situazioni precedentemente familiari che non riconoscono più. L’aspettativa di vita dopo la diagnosi è di solito tra 3 e 11 anni. Circa 44 milioni di persone in tutto il mondo sono affette dal morbo di Alzheimer o da disturbi correlati che influenzano la cognizione. Molti membri della famiglia fungono da caregiver e possono a loro volta essere vittime dell’isolamento e dello stress emotivo. Una migliore comprensione di questa malattia è diventata una questione urgente, soprattutto alla luce dell’invecchiamento della popolazione. «I farmaci al momento si limitano ai trattamenti sintomatici che mirano a rafforzare la memoria», afferma la Kettunen. «Non esistono farmaci che prevengano la malattia, mentre gli strumenti diagnostici stanno migliorando nell’identificazione precoce dei pazienti con la malattia. Nonostante il fatto che il morbo di Alzheimer sia stato studiato per molto tempo, ancora non capiamo completamente come si sviluppi».

Puntare sulla scoperta di farmaci

Il progetto INFLAMM-ALZ ha cercato di colmare questa lacuna di conoscenza focalizzandosi sulla funzione della microglia nel cervello. Anche se si pensa che il processo di degradazione delle proteine tossiche protegga dal morbo di Alzheimer, alcune anomalie potrebbero provocare il sovraccarico della microglia e causare infiammazione, degradando i neuroni sani. Per comprendere meglio questo meccanismo, il progetto INFLAMM-ALZ si è basato su risultati precedenti e si è focalizzato sulla microglia nel pesce zebra. «Siamo stati in grado di seguire la microglia nel pesce zebra in tempo reale», afferma la Kettunen. «Abbiamo quindi esposto il pesce a composti farmaceutici. Parallelamente, abbiamo studiato il comportamento e la cognizione del pesce zebra e misurato gli effetti neurotossici dell’Aβ». In particolare, il progetto ha fatto luce sulla funzione lisosomiale nelle cellule della microglia. I lisosomi sono fondamentali per degradare le proteine tossiche ed è stato suggerito che il morbo di Alzheimer potrebbe essere provocato proprio da una disfunzione lisosomiale. «Siamo davvero entusiasti di trovare un possibile pezzo del puzzle che potrebbe aiutare a spiegare la patologia del morbo di Alzheimer», afferma la Kettunen. Il progetto ha anche trovato prove del fatto che il sistema glinfatico (vasi cerebrali importanti per eliminare i composti tossici dal cervello, Aβ compreso) potrebbe essere coinvolto nella rimozione dell’Aβ tossico nel pesce zebra. «In questo modo si aprono potenziali nuove ricerche relative ai meccanismi di eliminazione e identificazione dei geni che influenzano questo processo», afferma la Kettunen. «Tutto questo potrebbe anche avere implicazioni dirette per la futura scoperta di farmaci ed è qualcosa che siamo interessati ad approfondire».

Parole chiave

INFLAMM-ALZ, cervello, morbo di Alzheimer, immunitario, cellule, malattia, neuroni, microglia

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