Alla scoperta di nuove cure in 10 000 gocce di sangue
Le malattie neurodegenerative come la sclerosi laterale amiotrofica (SLA) colpiscono più di 40 milioni di persone in tutto il mondo. Eppure le cause di queste malattie non sono ben comprese e ancora non si riescono a trovare cure efficaci. Gli anticorpi di origine umana hanno un grande potenziale per combattere queste patologie debilitanti. Il progetto HominAb, finanziato dall’UE, si concentra sulla scoperta di nuovi anticorpi estremamente rari, trovati utilizzando lo screening ad alto rendimento di campioni di sangue raccolti da migliaia di pazienti. La tecnologia è stata sviluppata dalla società svizzera di biotecnologie Mabylon, che ha ospitato il progetto e presso la quale è stata sviluppata la capacità di screening per anticorpi che si trovano in meno di un paziente su 10 000. Il progetto HominAb ha contribuito a preparare Mabylon alla commercializzazione della molecola terapeutica derivata da questo innovativo processo di screening. «Il nostro obiettivo è fornire una cura per queste malattie debilitanti», afferma Tiziana Sonati, direttrice operativa di Mabylon e coordinatrice del progetto HominAb. «Abbiamo in programma di individuare soggetti umani estremamente rari con anticorpi contro bersagli chiave e di produrre anticorpi monoclonali da questi individui a scopi terapeutici».
La caccia agli anticorpi rari
Gli anticorpi umani sono creati dal sistema immunitario per combattere le infezioni e gli agenti patogeni nel corpo. Rispetto agli anticorpi di origine animale, sono caratterizzati da un’elevata specificità per intervenire contro queste minacce e da una bassa tossicità per il paziente. L’accesso ai campioni di sangue raccolti presso l’ospedale universitario di Zurigo permette a Mabylon di esaminare decine di migliaia di campioni alla ricerca di anticorpi molto rari che possono offrire protezione contro le malattie neurodegenerative. La correlazione tra la reattività del siero e la storia clinica di pazienti anonimizzati fornisce un contesto essenziale per la ricerca di nuovi anticorpi. Dopo aver individuato un paziente con un profilo di reattività anticorpale interessante, l’azienda utilizza una piattaforma di screening all’avanguardia basata sulle nanotecnologie per produrre anticorpi monoclonali. Gli anticorpi clonati vengono poi ingegnerizzati in diversi formati anticorpali in modo da essere prodotti e testati per l’efficacia terapeutica in modelli preclinici.
Un mercato promettente
Si stima che il mercato dei farmaci per le malattie neurodegenerative varrà 40 miliardi di euro entro il 2022. Una delle scoperte di Mabylon, un anticorpo che colpisce una variante errata di una proteina cellulare chiamata TDP-43, associata all’avanzamento della malattia nella SLA, è ora in fase di sviluppo per uso terapeutico. Il sostegno del programma Orizzonte 2020 dell’UE ha permesso a Mabylon di sviluppare la propria attività grazie all’aiuto di importanti opinion leader. Il gruppo responsabile del progetto ha tenuto interviste sulla validazione dei target, sulle esigenze dei pazienti, sui modelli animali pertinenti e sulla necessità di sviluppare una strategia di licenza. «Siamo stati poi in grado di consolidare tutti questi risultati in un piano aziendale». Lo studio di fattibilità ha anche contribuito a stabilire linee di contatto con due aziende, spiega Sonati. «Non avremmo potuto farlo in questa fase iniziale senza il sostegno dell’UE». Portare sul mercato una terapia anticorpale di successo contribuirà a dimostrare la prova di concetto alla base della piattaforma di screening ad alto rendimento dell’azienda, aprendo la porta a scoperte future. «Siamo in una posizione unica per selezionare questi anticorpi rari e ciò potrebbe aprire nuove strade a cui non abbiamo pensato», osserva Niccolò Pengo, a capo della tecnologia delle cellule B di Mabylon. «È davvero molto interessante». Sonati conclude: «Considerando questi pazienti e la possibilità di curare la SLA, vale sicuramente la pena svegliarsi e andare a lavorare a questo progetto ogni giorno».
Parole chiave
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