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Optical imaging of ocular pathology in Alzheimer’s disease

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Cercando segni di Alzheimer negli occhi

Una tecnica oftalmologica utilizzata per l’esame della retina è attualmente oggetto di uno studio che ne esamina il potenziale a fini diagnostici e di monitoraggio del progresso delle malattie neurodegenerative.

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Le malattie neurodegenerative, come quella di Alzheimer, colpiscono 10 milioni di persone nella regione europea e questo numero è destinato a raddoppiare entro il 2030. Tuttavia, la diagnosi di queste malattie rimane complicata e i casi sospetti possono essere definitivamente confermati soltanto con un esame del cervello eseguito dopo il decesso. Un percorso di ricerca alquanto promettente prevede l’utilizzo di tecniche oftalmologiche per rilevare eventuali cambiamenti nell’occhio che potrebbero indicare la presenza di una malattia neurodegenerativa. Ed è proprio questo lo scopo del progetto OPTIMALZ, finanziato dall’UE. «Ciò che avviene nel cervello può essere visibile anche nel tessuto neurale dell’occhio, dal momento che quest’ultimo è parte del sistema nervoso centrale», spiega il coordinatore del progetto Bernhard Baumann. «È quindi possibile esaminare questi processi dal di fuori e vedere determinate caratteristiche direttamente.» La tecnologia attualmente messa a punto nel laboratorio di Baumann, presso l’Università medica di Vienna, si basa sulla tomografia ottica a radiazione coerente (OCT, optical coherence tomography) multifunzionale, una tecnica non invasiva analoga all’ecografia che, a differenza di quest’ultima, utilizza la luce anziché le onde acustiche. La OCT consente agli oftalmologi di ottenere immagini tridimensionali dettagliate delle microstrutture della retina.

Visualizzare le patologie

Baumann e il suo team hanno studiato tre applicazioni della OCT, esaminando la retina, il cristallino e il tessuto cerebrale dei topi, assieme a campioni istologici di tessuto cerebrale umano. Hanno rilevato i cambiamenti nelle microstrutture vascolari e nel flusso sanguigno, ricercando eventuali lesioni e depositi di placche amiloidi, caratteristiche della malattia di Alzheimer, nella speranza di stabilire una correlazione tra la patologia del cervello e i biomarcatori negli occhi. All’inizio del progetto, alcuni segni lasciavano pensare che le patologie dell’occhio potessero essere collegate alle malattie neurodegenerative. Tuttavia, afferma Baumann, è emerso un quadro complesso: «A seconda del modello murino, a volte notavamo dei cambiamenti nella retina, altre volte no. Occorre essere molto cauti nell’interpretare i dati». Ciononostante, aggiunge Baumann, la tecnologia OCT si è rivelata molto utile per visualizzare le patologie nell’occhio e nel cervello, anche se la loro rilevanza clinica non era sempre chiara: «È piuttosto incoraggiante. Abbiamo una buona risoluzione in tempo reale e riusciamo a vedere lesioni minuscole».

Occhi aperti sui tumori al cervello

Il lavoro è stato sostenuto dal Consiglio europeo della ricerca. «Ciò mi ha permesso di assumere un gruppo di collaboratori, realizzare nuovi sistemi e software per l’analisi dei dati e disporre di fondi per le pubblicazioni e le conferenze», spiega Baumann. «La cosa eccezionale di questa sovvenzione è che abbiamo a disposizione 5 anni per testare la nostra ipotesi di ricerca e nel frattempo possiamo sfruttare ciò che abbiamo sviluppato per approfondire ulteriormente altri aspetti.» Il team ha in programma di continuare a sviluppare la tecnologia OCT e ha recentemente avviato una collaborazione con un’azienda farmaceutica per utilizzare la tecnologia nello screening di modelli murini. «Stiamo lavorando anche per far sì che la nostra tecnologia possa essere utile nell’analisi dei tumori al cervello. È emozionante vedere fino a che punto possiamo arrivare», conclude Baumann.

Parole chiave

OPTIMALZ, oftalmologia, retina, cristallino, Alzheimer, occhi, OCT, coerenza ottica, tomografia, cervello, biomarcatore

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