Approfondire il ruolo della proteina tau nel morbo di Alzheimer
Il morbo di Alzheimer (AD) è un disturbo neurodegenerativo prevalente associato a un significativo declino cognitivo. A livello molecolare, l’AD è caratterizzato dall’accumulo anomalo di placche di peptide betamiloide(si apre in una nuova finestra) e di grovigli neurofibrillari formati dalla proteina tau(si apre in una nuova finestra). Questi grovigli interrompono la normale funzione neuronale, compromettendo la comunicazione tra i neuroni del cervello e causandone infine la morte. La tau è una proteina che svolge un ruolo cruciale nel normale funzionamento dei neuroni del cervello, in quanto contribuisce a mantenere la stabilità e la struttura cellulare. La diffusione della tau patologica segue un meccanismo prionico(si apre in una nuova finestra), in cui un ceppo atipico di tau entra in una cellula ricevente e promuove il misfolding e l’aggregazione della proteina tau nativa, un fenomeno noto come «semina». L’AD si manifesta con diversi quadri clinici, che sono strettamente legati alla diffusione o «semina» di tau mal ripiegata e aggregata.
Saggi ottimizzati per misurare l’aggregazione della tau
Realizzato con il sostegno del programma di azioni Marie Skłodowska-Curie(si apre in una nuova finestra) (MSCA), il progetto DIVE into AD ha ipotizzato che ceppi diversi di tau siano responsabili delle diverse manifestazioni dell’AD e possano potenzialmente influenzare il tasso di progressione, le distinzioni di genere e il quadro clinico. Il gruppo di ricerca si è proposto di sviluppare strumenti sensibili per misurare la semina della tau in campioni biologici. «Questi strumenti miglioreranno la nostra comprensione dell’AD e contribuiranno a progettare terapie mirate a beneficio della società», spiega il ricercatore borsista MSCA Aurélien Lathuilière. Lathuilière e i suoi colleghi hanno ottimizzato i saggi esistenti per rilevare le specie aggregate della proteina tau patologica che hanno la capacità di propagarsi nel cervello. Hanno generato una linea cellulare clonale che sovraesprime un frammento della proteina tau strettamente legato ai grovigli neurofibrillari dell’AD. Attraverso il trasferimento di energia per risonanza di Förster(si apre in una nuova finestra), è stato possibile generare uno strumento sensibile per rilevare le specie di tau in fase di semina e migliorare la specificità della patologia dell’AD. Inoltre, ciò ha portato all’identificazione di altri attori molecolari responsabili dell’assorbimento, della degradazione e della semina della tau.
La tau potrebbe fungere da biomarcatore prognostico per il morbo di Alzheimer?
DIVE into AD ha caratterizzato a fondo le varie specie di tau presenti in campioni di cervello post-mortem di pazienti affetti da AD. É emerso che i livelli di tau competente per la semina sono correlati al tasso di progressione della malattia. Il gruppo di ricerca sta attualmente adattando questo approccio per misurare la capacità di semina della tau nel liquido cerebrospinale dei pazienti affetti da AD. «Ciò potrebbe condurre a un nuovo marcatore prognostico per l’AD», sottolinea Lathuilière. Inoltre, i ricercatori hanno scoperto che la propensione ad aggregarsi delle specie di tau patologiche aumenta quando incontrano un modello di tau strutturalmente simile. Questa scoperta apre la strada all’individuazione di aggregati specifici per la malattia. Complessivamente, il progetto DIVE into AD ha corroborato le precedenti scoperte secondo cui la deposizione cerebrale della tau è correlata alla cognizione umana e alla neurodegenerazione. La scoperta di ceppi di tau distinti che presentano capacità di semina diverse aiuterà a comprendere il quadro clinico variabile dell’AD e consentirà di prevedere gli esiti individuali dei pazienti. Ciò potrebbe rimodellare in modo significativo la progettazione e l’analisi degli studi clinici e aprire la strada ad approcci di medicina personalizzata su misura per i pazienti con caratteristiche tau specifiche.