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Local Ecologies of Knowledge: Towards a Philosophy of Ethnobiology

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Sfruttare il potere delle conoscenze indigene

Le conoscenze delle popolazioni indigene possono supportare e informare la ricerca scientifica, ma esiste una lacuna.

Le comunità indigene e locali hanno una conoscenza sofisticata del loro ambiente e della sua biodiversità e sanno come interagire con l’ambiente circostante in modo sostenibile. Allo stesso tempo, questa conoscenza è spesso intrecciata con pratiche e norme culturali molto diverse da quelle degli scienziati. Ad esempio, i tabù culturali e le pratiche spirituali di contatto con la foresta possono essere fondamentali per la sostenibilità locale nella conservazione delle foreste, ma difficili da mettere in relazione con la moderna concezione della gestione delle risorse naturali. Il progetto LOCAL KNOWLEDGE(si apre in una nuova finestra) si è chiesto come colmare questo divario in modo sensibile ed efficace e ha sviluppato il concetto di filosofia dell’etnobiologia. David Ludwig(si apre in una nuova finestra), professore associato del gruppo Knowledge, Technology and Innovation(si apre in una nuova finestra) (KTI) dell’Università di Wageningen nei Paesi Bassi, spiega: «Pensiamo per lo più alla “filosofia” come a una pratica riflessiva, che consente di pensare con maggiore attenzione a tutte le complicate questioni che emergono dalla diversità della conoscenza». L’idea di come la filosofia possa essere applicata si sta evolvendo. «Abbiamo sempre più pensato alla filosofia come a un “mediatore” tra diverse forme di conoscenza, valori e visioni del mondo», afferma l’autore. Come spiega, ci sono molti scienziati che desiderano lavorare in modo più inclusivo e riconoscono che le comunità indigene hanno molte conoscenze rilevanti. «Ma non sanno come coinvolgere le conoscenze che non rientrano nei loro standard disciplinari e che sono profondamente radicate nelle culture locali. Qui la filosofia può mediare tra le diverse prospettive e contribuire a una migliore comprensione».

Integrare tecniche scientifiche e conoscenze locali

In settori come l’agricoltura, la conservazione e la salute, si parla molto di “integrazione” delle conoscenze indigene e accademiche. Ma l’integrazione è difficile e talvolta impossibile. Le comunità indigene e gli scienziati utilizzano metodi molto diversi e la conoscenza qualitativa di una comunità può non adattarsi ai metodi quantitativi degli scienziati. Le storie coloniali e le differenze di potere possono rendere difficile la collaborazione tra pari. I tentativi seri di co-produrre conoscenza devono affrontare queste sfide metodologiche. Ludwig fa l’esempio dei tabù, come il divieto di pescare in certi periodi dell’anno o di cacciare in certe zone della foresta. «Molti tabù locali hanno giustificazioni spirituali e sembrano difficili da capire per gli scienziati. Allo stesso tempo, sono spesso parti cruciali di relazioni sostenibili tra le comunità e i loro ambienti, che impediscono la caccia eccessiva e l’estrazione eccessiva di risorse», osserva.

Metodologia di ricerca interdisciplinare

Per cercare di unire i due approcci, LOCAL KNOWLEDGE ha stabilito una metodologia di ricerca interdisciplinare che integra l’analisi filosofica e la collaborazione empirica con tre gruppi di ricerca etnobiologica in Brasile e Messico. In Brasile, il team(si apre in una nuova finestra) ha sviluppato materiale scolastico in collaborazione con gli insegnanti locali per presentare le conoscenze della comunità di pescatori e metterle in relazione con le conoscenze accademiche su temi come i cambiamenti climatici. «Abbiamo dimostrato come la conoscenza dei pescatori sia essenziale per politiche di conservazione più efficaci che proteggano le specie ittiche locali. Ad esempio, le attuali politiche brasiliane vietano la pesca durante alcuni mesi per proteggere i pesci durante la deposizione delle uova. Ma i pescatori locali ci hanno detto che le leggi non corrispondono ai mesi in cui i pesci depongono effettivamente le uova: adattare le politiche attraverso le conoscenze locali sarebbe quindi di grande beneficio per le specie minacciate», dice il ricercatore. In Messico, il progetto ha studiato le malattie vegetali che colpiscono le piante di caffè. Molte di queste malattie sono di origine recente, quindi non esistono conoscenze indigene su come affrontarle.

Affrontare problemi socio-ambientali urgenti

Le idee esplorate dal progetto sono esposte in un libro, LINK (Transformative Transdisciplinarity), di cui è coautore Charbel El-Hani(si apre in una nuova finestra), professore ordinario presso Istituto di Biologia dell’Università Federale di Bahia(si apre in una nuova finestra) (sito web in portoghese) in Brasile. Sarà pubblicato dalla Oxford University Press l’anno prossimo. «Come filosofi pensiamo a tutti i tipi di questioni di grande rilevanza, dai cambiamenti climatici alla giustizia sociale. Ma spesso non è chiaro come il nostro pensiero diventi più di un gioco intellettuale e influisca sulle persone», aggiunge. «Sono molto più soddisfatto e fiducioso del lavoro che svolgo ora di quanto non lo fossi prima di iniziare il percorso del progetto del Consiglio europeo della ricerca(si apre in una nuova finestra) ».

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