Al lavoro per la solidarietà
I mezzi propri dell'Europa per una società dell'informazione stanno sostituendo i tradizionali approcci tecnologici in un progressivo cammino in avanti. Con questi cambi, tuttavia, vanno di pari passo certi fattori di rischio, che minacciano di esclusione sociale alcuni gruppi di lavoratori. Deve pertanto essere intrapresa un'azione intesa alla creazione di solidarietà, non in termini di pura sicurezza materiale, ma piuttosto come nuovo collegamento degli esclusi con il resto della società. L'approccio su cui si fonda il conseguimento di questo scopo è la considerazione del lavoro come un diritto sociale, e quindi la soluzione andrà cercata privilegiando l'occupazione invece del benessere sociale. Il gruppo beneficiario è composto dai disoccupati e da coloro che hanno abbandonato la scuola, in quanto sono quelli che più difficoltà incontrano nel trovare lavoro. Svilupparne le competenze non basta a eradicare il problema. Invece, per cambiare a fondo le cose, è necessario un approccio più fondamentale. La posizione di mercato del lavoro nel suo insieme deve essere rafforzata allo scopo di preparare meglio i lavoratori a quello che li aspetta. Se alle persone viene concesso potere mediante l'apprendimento durante l'intero arco della vita, esse hanno maggiori probabilità di trovare un ambiente di lavoro più sicuro e minori probabilità di dovere affrontare la disoccupazione in futuro. Questo esemplifica la nozione di circolo virtuoso: l'occupazione crea nuova occupazione. Le persone più anziane sono inoltre protette dal rischio di restare senza lavoro grazie agli accordi collettivi ed alle regolamentazioni legali. È stato sviluppato un modello in cinque fasi di esclusione sociale, completo di suggerimenti strategici d'intervento in ordine di fase. Quello che ne risulta alla fine non è solo dotare le persone di un bagaglio di conoscenze, ma anche dare loro la possibilità di riallacciare i rapporti con la società.
