Determinare la composizione degli elementi nel biocombustibile solido
Numerosi materiali vengono classificati come biocombustibili solidi. Si va dai materiali naturali, ad esempio la corteccia d'albero o la paglia, ai materiali di origine umana, ad esempio i rifiuti solidi. Quando i biocombustibili vengono usati nelle centrali elettriche, gli elementi in essi contenuti possono essere all'origine di molti problemi,. Tra gli altri: formazione di scorie, corrosione, rilascio nell'atmosfera di gas pericolosi. Prima del loro uso, é quindi necessario quantificare gli elementi maggiori (calcio, fosforo, silicio, ecc.) e minori (arsenico, mercurio, piombo, ecc.) dei biocombustibili. L'OFI, l'Istituto austriaco di ricerca chimica e tecnologica, si è preoccupato di definire un approccio armonizzato di quantificazione, che attualmente non esiste a livello europeo. Per evitare la contaminazioni nella preparazione dei campioni, l'OFI ha sottolineato la necessità di evitare l'uso di polveri ottenute dagli elementi da esaminare (ad esempio nichelio). I biocombustibili dovrebbero essere polverizzati in particelle di un millimetro o meno. I campioni dovrebbero poi essere decomposti usando la digestione umida con una combinazione di acidi: perossido d'idrogeno, acido nitrico, acido fluoridrico, acido borico. L'OFI ha poi confrontato vari diversi metodi di analisi degli elementi. La spettroscopia ad assorbimento atomico e le sue varianti - incluse la spettroscopia ad assorbimento atomico a fiamme, la spettroscopia ad assorbimento atomico con forno a grafite, e la spettroscopia ad assorbimento atomico a vapore freddo - si sono dimostrate adatte per un'ampia gamma di concentrazioni trovate nel biocombustibile di origine umana o naturale. L'OFI ha inoltre giudicato valide alternative la spettrometria ad emissione ottica per plasma ad accoppiamento induttivo (ICP-OES) e la sua variante, la spettrometria di massa per plasma ad accoppiamento induttivo (ICP-MS). Un altro metodo di analisi degli elementi comunemente usato, la spettrometria di fluorescenza a raggi X (XRF), è stato giudicato inappropriato perchè quando è stata condotta la ricerca mancavano gli standard di calibrazione. L'OFI ha sottolineato la necessità di sviluppare tali standard, in modo da poter sfruttare la velocità di comparazione del metodo XRF. Le guide orientative preparate dall'OFI rappresentano il punto di partenza di un approccio europeo alla quantificazione dei biocombustibili solidi. Il lavoro contribuirà a promuovere l'adozione dei biocombustibili solidi come fonte di energia alternativa.