La batterioterapia all'opera contro le infezioni da Clostridium
Uno su cinque tra gli anziani ricoverati in ospedale e sottoposti a terapia antibiotica viene colpito dalla malattia del Clostridium (CDD). L'assunzione di antibiotici ad ampio spettro danneggia la flora intestinale, provocando la CDD e i relativi sintomi, tra cui diarrea e colite. Se diagnosticata prontamente, la CDD risponde bene al trattamento, ma la sua ricorrenza è un problema che pone la necessità di individuare nuove terapie. L'obiettivo principale del progetto DNTCD ("Development of a novel treatment for clostridium difficile"), finanziato dall'UE, è lo studio delle infezioni nosocomiali da C. difficile, con l'idea di sviluppare un trattamento basato sulla batterioterapia fecale tramite campioni raccolti da donatori. Gli studi che confermano la grande efficacia di questa procedura sono numerosi, tuttavia essa è associata ad alcuni rischi, tra cui la trasmissione di infezioni dal donatore al paziente. I partner del team DNTCD hanno proposto una batterioterapia fecale modificata, utilizzando campioni raccolti dai pazienti stessi prima del trattamento, che vengono successivamente liofilizzati e inseriti in nuove capsule enteriche da assumere per via orale. Le capsule contengono anche marcatori RFID per la tracciatura e per il collegamento agli specifici pazienti. Lo studio DNTCD svolgerà le prove cliniche necessarie per valutare la sicurezza e l'efficacia delle capsule di batterioterapia fecale in volontari sani e in altri affetti da CDD, creando inoltre un database per la registrazione e il monitoraggio dei campioni. I dati più recenti mostrano un aumento di CDD tra i bambini ricoverati in ospedale, perciò i risultati ottenuti dal team DNTCD saranno utili per giungere a un approccio di trattamento alternativo e non basato su antibiotici per questa malattia.
Parole chiave
Clostridium difficile, flora intestinale, CDD, antibiotici, batterioterapia fecale, capsule enteriche