Hubble individua le stelle meno luminose di un ammasso globulare
Il telescopio spaziale Hubble ha individuato le stelle meno luminose mai avvistate in un ammasso globulare, una concentrazione di centinaia di migliaia di stelle. La scoperta garantisce nuovi e importanti approfondimenti in materia di formazione ed età dell'Universo. L'ammasso globulare, noto con il nome di NGC 6397, è uno dei più vicini alla Terra, e le suddette scoperte conclusive completano l'esame dell'ammasso, che ha consentito di individuare positivamente tutte le stelle. L'équipe, guidata da Harvey Richer della University of British Columbia, ha presentato i risultati nel corso dell'assemblea generale dell'Unione astronomica internazionale, tenutasi il 17 agosto a Praga (Repubblica ceca), e in un articolo apparso sulla rivista "Science". "Non ci sono più stelle che bruciano idrogeno nell'ammasso studiato. Non ci sono altre stelle in fase di spegnimento da scoprire. Abbiamo individuato le stelle di massa inferiore ancora capaci di sostenere reazioni nucleari stabili nell'ammasso in questione. Le stelle di massa inferiore si sono spente nella prima fase della vita dell'ammasso e emanano adesso una luce troppo debole per essere osservate", ha dichiarato il dott. Richer. Hubble è un progetto congiunto dell'ESA (Agenzia spaziale europea) e della NASA (National Aeronautics and Space Administration). Secondo le informazioni diffuse dall'ESA, la luce emessa dalle suddette stelle meno luminose nell'ammasso è equivalente a quella che sarebbe ipoteticamente visibile dalla Terra se una candela di compleanno fosse accesa sulla Luna. L'ammasso globulare NGC 6397 dista 8 500 anni luce dalla Terra. Le informazioni comunicate dal telescopio Hubble hanno confermato le ipotesi formulate, ma mai osservate, secondo cui le nane bianche hanno temperature abbastanza basse da subire processi di trasformazione chimica. Ciò fa sì che le stelle appaiano più blu che rosse quando si raffreddano. Queste stelle fioche potrebbero aver avuto in passato dimensioni pari fino a otto volte quelle del nostro Sole, ma hanno da molto tempo esaurito il proprio carburante. Anche le stelle più grandi attraversano la fase di supernova, diventando stelle di neutroni, buchi neri o scomparendo. La logica impone che l'età dell'Universo sia almeno pari a quella delle stelle più anziane. Le nane bianche si raffreddano in maniera regolare e prevedibile, il che rende la stima della loro età estremamente precisa. Utilizzando tale tecnica, il dott. Richer e la sua équipe stimano l'età dell'ammasso NGC 6397 a circa 12 miliardi di anni. Si ritiene attualmente che l'Universo abbia 13,5 miliardi di anni. L'Advanced Camera del telescopio Hubble, installata soltanto nel 2002, ha aiutato l'équipe del dott. Richer a esaminare a fondo l'ammasso per quasi cinque giorni per individuare le stelle in fase di spegnimento. L'altissima risoluzione delle immagini ha consentito di isolare le stelle dell'ammasso, distinguendole dalle altre stelle situate davanti o dietro l'ammasso nella stessa porzione di cielo.