Una nuova tecnica di riparazione della plastica affronta il problema dei rifiuti negli imballaggi per il trasporto
Pallet di plastica, casse, scatole: questi oggetti sono vitali per la logistica e il trasporto in una vasta gamma di settori. Ma quando in essi appaiono delle crepe, si rompono o iniziano a perdere, spesso vengono consegnati alla pila dei rifiuti. Lo smaltimento di questi articoli da imballaggio, ossia plastiche da trasporto a rendere (returnable transport plastics, RTP), genera un’enorme quantità di danni finanziari e ambientali. Nell’UE ogni anno vengono scartate 410 000 tonnellate di RTP, con un costo di 7,2 miliardi di euro. Il progetto PRS, finanziato dall’UE, ha sviluppato un nuovo metodo innovativo per riparare questi articoli di plastica, ripristinandone la precedente qualità e la resistenza precedenti. La tecnologia brevettata utilizza un materiale in filo di plastica, che viene saldato negli articoli danneggiati. Questa soluzione economica fa risparmiare alle aziende il 70 % del costo di acquisto di nuove plastiche da trasporto. Il progetto ha ottenuto la certificazione ISO 14067, la quale ha rivelato che il processo PRS riduce le emissioni di CO2 di 311 volte rispetto alle alternative di riciclaggio e fabbricazione di nuovi prodotti. «La riparazione delle RTP ne allunga il ciclo di vita, riducendo così i costi economici delle aziende e anche la loro impronta di carbonio», spiega Toni Astibia, amministratore delegato di Plastic Repair System, con sede in Spagna e Messico.
La riparazione della plastica si unisce alla prossima rivoluzione industriale
Il metodo di saldatura utilizza un unico «filo in plastica», anch’esso brevettato, che ripristina le parti danneggiate degli imballaggi riportando rapidamente e facilmente l’oggetto al suo stato originale. «PRS riesce a recuperare tutte le proprietà fisiche», dichiara Astibia, coordinatore del progetto. «Molte volte siamo addirittura in grado di migliorare la resistenza, perché la plastica originale è stata danneggiata dal tempo, dal sole, dall’acqua e dal vento», aggiunge. Il progetto PRS ha sviluppato ulteriormente l’intero processo, puntando ad allinearlo a Industria 4.0, l’attuale rivoluzione tecnologica e produttiva. Nelle prove, il gruppo ha progettato e realizzato due saldatrici automatiche, il che significa che ora può riciclare la plastica molto leggera e altri nuovi tipi di plastica. Sono stati inoltre aggiunti schermi di laboratorio per raccogliere dati e nella plastica sono state integrate etichette per l’identificazione a radiofrequenza (RFID), che migliora la tracciabilità. «L’imballaggio di plastica viene scansionato da una macchina per la visione artificiale che ci dice dove sono i danni che dobbiamo riparare. I dati dell’intero processo vengono registrati nel nostro sistema, che possiamo poi condividere con i nostri clienti», spiega Astibia.
Far crescere l’economia circolare
PRS intende automatizzare ulteriormente il sistema e riparare piccoli imballaggi di plastica come quelli usati nei supermercati per carne, pesce e frutta. Il gruppo sta attualmente lavorando per ottenere la certificazione ISO 22000: relativa alla gestione della sicurezza alimentare. Plastic Repair System prevede di espandersi ulteriormente in Messico e quest’anno vuole aprire nuovi laboratori in Portogallo e nel Regno Unito. Astibia incoraggia tutte le aziende a spingere per un’economia più circolare e il riutilizzo della plastica è un passo importante verso questa realtà. «In questo modo tutte le aziende renderanno il mondo più verde: questa deve essere la mentalità», conclude.
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