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Establishing the molecular fundamentals of arthritic diseases – a step forward to Heal Arthritis

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Comprendere il metabolismo lipidico potrebbe condurre a nuovi trattamenti per l’artrite

Un gruppo di scienziati sta osservando gli effetti del metabolismo sulla progressione delle malattie artritiche che provocano dolore e deformazione delle articolazioni per trovare un nuovo percorso di cura.

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I comuni farmaci antinfiammatori, tra cui l’ibuprofene, agiscono bloccando determinati percorsi chimici che comportano il dolore artritico. Tuttavia, non costituiscono una cura e devono essere assunti per tutta la vita. Pertanto, alcuni scienziati stanno adottando un approccio innovativo, analizzando l’influsso del metabolismo su queste patologie incurabili. «I lipidi, ossia i composti grassi, in generale sono sottostimati; eppure, in presenza di artrite sono un fattore scatenante dell’infiammazione, con effetti pro e antinfiammarori», spiega Martin Giera, coordinatore del progetto ArthritisHeal e responsabile del gruppo di metabolomica presso il Centro di proteomica e metabolomica del Centro medico universitario di Leida, nei Paesi Bassi. «Pertanto, abbiamo analizzato l’influsso dei grassi sulla progressione della malattia per capire il ruolo svolto dal metabolismo lipidico e se ciò possa sfociare in un potenziale accesso terapeutico a malattie quali l’artrite reumatoide e l’osteoartrite», afferma Giera. «L’idea è avere a disposizione un approccio differente al trattamento, come ad esempio normalizzare il metabolismo per ripristinare il sistema biologico sbilanciato, curando così le persone senza renderle dipendenti dalla soppressione a vita.» Il progetto, grazie al sostegno del programma di azioni Marie Skłodowska-Curie, ha coinvolto ventiquattro ricercatori e ricercatrici in fase iniziale e avanzata di carriera, riunendo figure specializzate nell’ambito della scienza fondamentale e della ricerca sui modelli preclinici fino al personale medico che lavora con i pazienti.

Utilizzare i biomarcatori per fare luce sul ruolo dei lipidi

È stata collaudata una serie di biomarcatori per i lipidi impiegando diverse piattaforme di analisi. «Volevamo scoprire se esiste una firma lipidica dell’artrite reumatoide e dell’osteoartrite, e se è possibile usarle come biomarcatori», dichiara Giera. Nel caso dell’osteoartrite, si sono riscontrate firme lipidiche sotto forma di acidi grassi a catena dispari. «Questo aspetto mi ha stupito molto poiché si tratta di un tipo particolare di cellule dell’articolazione», spiega Giera, aggiungendo che «questi acidi grassi a catena dispari si ritengono essere principalmente di origine microbica, derivanti dall’assunzione di alimenti, come ad esempio i latticini». «Stiamo esaminando gli enzimi presenti nell’organismo e sembra che questi acidi grassi a catena dispari siano effettivamente differenti. Non mi sarei mai immaginato che venissero prodotti nell’organismo e che potessero svolgere il ruolo di descrittori o addirittura di meccanismo della malattia», puntualizza Giera.

Campioni di lipidi sotto la lente

Avvalendosi di tecnologie avanzate, sono stati monitorati circa 1 500 lipidi provenienti da un campione di paziente in una singola analisi. Al fine di valutare queste grandi moli di informazioni, il gruppo ha utilizzato metodi di visualizzazione basati sulla bioinformatica che evidenziano le differenze tra tipi di cellule. «Senza questo genere di visualizzazione non li avremmo scoperti», osserva Giera, riferendosi agli acidi grassi a catena dispari. Un ulteriore risultato importante riguardava la standardizzazione dei dati sui lipidi molecolari prodotti in laboratori diversi, un aspetto fondamentale per lo scambio di dati. «Dovevamo assicurarci della solidità dei protocolliperché, se ogni volta l’esito è differente, allora continuiamo a reinventare la ruota», spiega. Ciò si è rivelato particolarmente valido durante la pandemia di COVID-19 per l’impossibilità di spostarsi tra i laboratori, sebbene la formazione di ricercatori e ricercatrici fosse una componente essenziale del progetto. I materiali e i campioni sono stati invece trasferiti tra i vari laboratori. «La standardizzazione degli strumenti e delle tecnologie per i lipidi possono inoltre giovare ad altri progetti e malattie», dichiara Giera, prendendo come esempio la ricerca nell’ambito della neurodegenerazione.

Nuovi test

Il gruppo coinvolto nel progetto ha inoltre sviluppato nuovi test dei lipidi per osservare la segnalazione nelle cellule immunitarie. Oltre a ciò, sono stati messi a punto nuovi test servendosi di citrometri a flusso che misurano le proprietà delle singole cellule, per prevedere la risposta alla terapia nei pazienti affetti da artrite. I dati sui lipidi provenienti dai campioni di circa 300 persone sottoposte a diversi test sono attualmente in fase di analisi. «I cambiamenti nei lipidi rilevati nelle cellule dell’osteoartrite sono promettenti per gli interventi futuri, in particolare per questa malattia», conclude Giera.

Parole chiave

ArthritisHeal, artrite, artrite reumatoide, osteoartrite, metabolismo, lipidi, biomarcatori

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