Lavorare nel miglior interesse dei bambini nei sistemi di protezione dei minori
Il potere discrezionale conferisce a un giudice o a un altro organo decisionale l’autorità giuridica di agire o di prendere decisioni in base al proprio giudizio. La discrezionalità è necessaria in questi casi, in quanto le decisioni dovrebbero essere formulate ad hoc e caso per caso per il minore e la famiglia. Attualmente esistono grandi lacune nella ricerca sul potere discrezionale, sia nell’UE che a livello globale. Ciò è spiegato in parte da una mancanza di consapevolezza da parte dei sociologi sul tema dei minori e, in particolare, della loro protezione. «La protezione del minore è solo una componente marginale dello stato sociale, ma con un potenziale di enorme protesta e attenzione da parte dell’opinione pubblica a causa dei suoi poteri di vasta portata», afferma Marit Skivenes(si apre in una nuova finestra), docente di Scienze politiche presso l’Università di Bergen(si apre in una nuova finestra) e coordinatrice del progetto DISCRETION(si apre in una nuova finestra). Tramite il progetto DISCRETION, finanziato dal Consiglio europeo della ricerca (CER)(si apre in una nuova finestra), i ricercatori hanno cercato di colmare questa lacuna nella ricerca attraverso uno studio approfondito riguardante il modo in cui vengono prese e giustificate le decisioni discrezionali nel miglior interesse del minore. «Una delle motivazioni principali del progetto consisteva nello svelare i meccanismi che spiegano perché e in che modo viene esercitato il processo decisionale discrezionale e se le decisioni siano conformi allo stato di diritto e al processo equo», spiega Skivenes.
Esaminare il contesto istituzionale del potere discrezionale
Il team ha innanzitutto mappato il processo decisionale nei tribunali per acquisire conoscenze relative all’argomentazione e alla giustificazione degli interventi invasivi. Il progetto ha inoltre esaminato le politiche di protezione del minore e le strutture organizzative in otto paesi europei, al fine di stabilire una base di conoscenze sugli standard che gli organi decisionali dovrebbero utilizzare nell’esercizio del potere discrezionale. I ricercatori si sono confrontati con una serie di sfide dovute alla delicatezza dei casi e alle normative dei diversi paesi. «Quasi tutte sono state risolte con pazienza, resistenza, un team interdisciplinare e attenzione ai dettagli», aggiunge Skivenes. «Ciò ha richiesto molte risorse, quindi senza la sovvenzione del CER non ce l’avremmo fatta.»
Incoerenza internazionale
I risultati del progetto hanno rivelato la presenza di enormi differenze tra i paesi, tra le altre, in termini di giustificazione degli interventi intrusivi, di fattori decisionali considerati pertinenti, nonché del modo in cui sono stati descritti i minori e presentate le loro opinioni. «Una spiegazione di ciò può essere trovata nelle politiche di protezione del minore specifiche a ogni paese», osserva Skivenes. Il progetto ha anche svelato che la scelta di esercitare il potere discrezionale è stata influenzata dai valori individuali dei responsabili decisionali in termini di visione del minore e di valutazione del rischio. «Un’altra constatazione, essenziale in questo settore dello stato sociale, è la mancanza di trasparenza e di meccanismi di responsabilità», afferma Skivenes. In sei paesi su otto, esistono pochissime opportunità per revisori, giornalisti, ricercatori o per il pubblico in generale di avere una comprensione dei procedimenti riguardanti l’adozione successiva alla custodia.
Sviluppare una tipologia globale
Il progetto ha sviluppato una tipologia globale(si apre in una nuova finestra) dei sistemi di protezione del minore, pubblicata sotto forma di manuale dalla Oxford University Press. Questo apre un nuovo filone del dibattito scientifico nell’ambito della ricerca sullo stato sociale e sulla protezione del minore. «Si tratta di una svolta per la comunità scientifica», aggiunge Skivenes. «È la prima tipologia con un approccio globale e con una considerevole base empirica proveniente da 50 paesi che coprono tutte le regioni del mondo.» Il team intende ora testare e sviluppare empiricamente la tipologia di protezione del minore su scala globale.