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Composition of dissolved organic matter and its interaction with metals and ultraviolet radiation in river-ocean systems: impact on the microbial food web.

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Metalli in tracce, materia organica disciolta e raggi UV: una combinazione letale?

Gli scienziati europei studiano gli effetti potenzialmente dannosi delle interazioni fra i metalli in tracce e la materia organica disciolta (DOM), da un lato, e l'acqua e i raggi UV (radiazione ultravioletta), dall'altro.

Quando i metalli in tracce (Mn, Zn, Cd, Fe), prodotti dalle attività umane (per esempio i rifiuti chimici) vengono trasportati in grandi quantità dai fiumi nell'ambiente costiero, spesso subiscono complesse interazioni fisico-chimiche con la materia organica disciolta. Negli ultimi anni, gli scienziati hanno osservato che le radiazioni UV sono in grado di modificare tali interazioni trasformandole in inquinanti ad alto rischio che influiscono sulle reti alimentari microbiche nelle acque dolci superficiali e nell'ambiente costiero. Per risalire alla radice del problema, gli scienziati del progetto COMET si sono concentrati sulla determinazione della riserva di materia organica disciolta (DOM) e le sue frazioni di peso molecolare. L'intenzione dei ricercatori era quella di individuare potenziali concentrazioni di metalli in tracce all'interno delle diverse frazioni e determinare quale tipo di alterazioni nel complesso DOM-metallo possono verificarsi a seguito dell'esposizione a radiazioni ultraviolette. Queste complesse interazioni fra i metalli, la materia organica disciolta e le radiazioni solari sono state esaminate in una vasta gamma di ambienti acquatici europei. Dopo aver condotto degli studi sperimentali, gli scienziati hanno osservato che in diverse condizioni di salinità, metalli come il manganese, lo zinco, il cadmio e il ferro disciolti reagiscono in modo differente. Con alcuni, come il manganese e lo zinco, l'ossidazione e la materia organica aumentano, mentre con altri, come il ferro e il cadmio, diminuiscono. I ricercatori del progetto auspicano che i dati ottenuti dalle suddette misurazioni vengano trasferiti ad altri settori scientifici affinché si prenda coscienza della presenza di questi potenziali inquinanti negli estuari dei fiumi e del loro impatto dannoso sulla catena alimentare del biota delle zone costiere.

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