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Genetic and phenotipic characterization of emerging hypervirulent Clostridium difficile: role and regulation of virulence factors

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Comprendere la virulenza batterica

Nei pazienti ospedalizzati sottoposti a trattamento antibiotico si osserva normalmente una più alta incidenza di infezioni da Clostridium difficile (CDI). Identificare gli attributi genetici e fenotipici di tali ceppi batterici ipervirulenti potrebbe contribuire a spiegare perché emergono e a offrire soluzioni per la loro eradicazione.

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Clostridium difficile provoca diarrea infettiva. Nell’ultimo decennio si sono registrati gravi focolai di CDI, dal momento che gli ospedali sembrano favorire la selezione e diffusione di forme virulente di C. difficile. Gli scienziati del progetto CDI, finanziato dall’UE, hanno iniziato a studiare diversi aspetti dei ceppi di Clostridium e dei loro processi di adattamento. Per distinguere i ceppi ipervirulenti da quelli epidemici hanno mappato le differenze genetiche per trovare i geni coinvolti nella virulenza batterica. I ceppi ipervirulenti possiedono un differente pattern di glicosilazione sui loro flagelli, strutture simili a ciglia utilizzate dai batteri per muoversi. La caratterizzazione dei geni responsabili di questa particolarità potrebbe svelare importanti target batterici che potrebbero essere sfruttati anche per interventi terapeutici. Cosa interessante, gli studi epidemiologici hanno mostrato che C. difficile continua a evolversi insieme all’attività umana. I mezzi per controllare la diffusione e la trasmissione dei batteri sono abbastanza inefficaci, probabilmente a causa della resistenza agli antimicrobici. Gli scienziati hanno testato l’effetto di diversi disinfettanti su ceppi con diversi gradi di virulenza per chiarire il meccanismo della CDI. Solo un agente ossidante era efficace per eradicare tutti i ceppi batterici: ciò indica la necessità di agire con cautela per la scelta di agenti antimicrobici contro C. difficile. Un’altra possibile spiegazione per la persistenza di C. difficile è la formazione di biofilm di comunità batteriche su diverse superfici o dispositivi ospedalieri. I membri del progetto hanno identificato una proteina sporigena con un ruolo chiave nella formazione dei biofilm che potrebbe anche servire da futuro bersaglio farmacologico. In generale lo studio CDI ha fornito importanti conoscenze sugli attributi chiave dei ceppi ipervirulenti di C. difficile e ha sottolineato l’importanza di studiare a fondo le cause alla base della loro emergenza. Le molecole identificate potrebbero dimostrarsi utili nella progettazione di farmaci efficaci per una potente azione antibatterica anche contro i ceppi resistenti.

Parole chiave

Infezione da Clostridium difficile, antibiotico, batteri, epidemico, flagelli, biofilm, proteina sporigena

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