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52. Allargare i confini della ricerca con l’intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale (IA) può essere vista come una tecnologia che esercita un impatto negativo sugli esseri umani; ciononostante, gli ospiti di oggi stanno ottenendo risultati e acquisendo conoscenze che non sarebbero stati possibili senza di essa.

Sebbene la portata dell’IA sia enorme, è tuttora oggetto di dibattito il fatto che sia positiva o negativa

Intelligenza artificiale: ci stiamo dirigendo verso un futuro distopico o verso un futuro in cui la forza lavoro sarà sollevata dai compiti più umili? L’apprendimento automatico ci sta mettendo in discussione: esso semplifica la vita, oppure è invasivo? Le aziende stanno acquisendo contenuti per addestrare modelli linguistici di grandi dimensioni in maniere difficili da controllare per gli utenti. In ogni caso, non c’è dubbio che l’IA e gli strumenti ad essa correlati stiano allargando i confini della ricerca: di ciò oggi abbiamo una certa chiarezza, almeno per quanto riguarda i nostri tre progetti, che hanno tutti ricevuto i finanziamenti dell’UE per la ricerca e l’innovazione. I nostri tre ospiti stanno utilizzando questi strumenti per sviluppare nuove tecnologie e realizzare scoperte che, in precedenza, sarebbero state impossibili. Stiamo esaminando il modo in cui l’IA sta allargando i confini della conoscenza per migliorare la prevenzione, il trattamento e la riabilitazione dei pazienti colpiti da ictus, per dare voce alle donne dell’Irlanda nel passato, finora inascoltate, e per sviluppare un piccolo e potente sistema di rilevamento delle minacce biologiche al fine di salvare vite umane. John Kelleher(si apre in una nuova finestra), direttore dell’ADAPT Research Ireland Centre for AI-Driven Digital Content Technology e docente di informatica presso il Trinity College di Dublino, si occupa sullo sfruttamento dell’IA per migliorare la comprensione e il trattamento di patologie mediche complesse e ha coordinato il progetto STRATIF-AI. Jane Ohlmeyer(si apre in una nuova finestra), docente di storia moderna al Trinity College di Dublino e presidente dell’Irish Research Council, è un’esperta in materia di nuove storie britanniche e atlantiche e sta applicando l’IA al recupero delle esperienze vissute da donne «ordinarie» e non appartenenti all’élite nell’Irlanda della prima età moderna, che ha esplorato nell’ambito del progetto VOICES. Béla Mihalik(si apre in una nuova finestra), sviluppatore senior presso l’impresa ungherese Ideas Science(si apre in una nuova finestra), è specializzato nell’applicazione dell’IA e dell’apprendimento profondo al fine di sviluppare nuovi strumenti in grado di individuare rapidamente potenziali minacce biologiche sotto forma di agenti patogeni e batteri. HoloZcan ha sviluppato una tecnologia per aiutare gli operatori di primo intervento.

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