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Contenuto archiviato il 2024-05-24

Placental uptake and transfer of environmental chemicals relating to allergy in childhood years

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Le allergie iniziano nell'utero?

Vivere in un mondo sempre più bombardato con sostanze chimiche ha il suo prezzo. La University of Bristol nel Regno Unito ha condotto uno studio per determinare se l'esposizione delle donne incinte alle tossine può predisporre i loro figli alle allergie.

L'incidenza di asma e di altre malattie allergiche è in aumento. Si ritiene che fattori ambientali come l'inquinamento stiano contribuendo a questo fenomeno. Il LIFE QUALITY Programme ha finanziato il progetto PLUTOCRACY per studiare la possibile influenza dell'esposizione agli xenobiotici durante il periodo nell'utero. Il progetto, con a capo i biofisici della University of Bristol, ha campionato le donne incinte che vivono nelle città europee e che sono sottoposte a vari gradi di inquinamento. Sono stati analizzati diversi parametri nel loro tessuto placentare, nel sangue del cordone ombelicale e nel sangue periferico. Ad esempio, i livelli di Immunoglobulina E (IgE), una sostanza prodotta quando il corpo ha una reazione allergica, sono risultati superiori in Romania rispetto alla Slovacchia e al Belgio. Sono state studiate anche delle speciali proteine, chiamate citochine, che regolano la risposta del sistema immunitario. Il consorzio PLUTOCRACY ha scoperto che le madri slovacche avevano molte meno citochine rispetto alle madri belghe, spesso sotto al limite di rilevamento della strumentazione. Per quanto riguarda le madri belghe, non c'erano indicazioni su una correlazione tra concentrazioni di citochine e xenobiotici. Tuttavia, è stata osservata una variazione regionale statisticamente significativa nelle cellule del trofoblasto placentare coltivate in laboratorio. Lo stesso vale per i livelli di enzimi ossidanti nella placenta. Si ritiene che un'ulteriore analisi dei risultati di PLUTOCRACY getterà luce sui meccanismi biologici che provocano questi effetti.

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