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Contenuto archiviato il 2024-06-18

Next Generation HIV-1 Immunogens inducing broadly reactive Neutralising antibodies

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Nuovi vaccini contro l'HIV

Un importante consorzio europeo sta affrontando il grave problema dello sviluppo di un vaccino contro il virus HIV. Scegliendo nuove proteine dell'involucro dell'HIV-1 come possibili antigeni, gli studiosi sono riusciti a dimostrare la possibilità di ottenere anticorpi neutralizzanti nei conigli e nei primati non umani.

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L'obiettivo principale dello sviluppo di un vaccino contro l'HIV è l'induzione di anticorpi ampiamente neutralizzanti (bNAb) efficaci contro vari ceppi virali. Benché negli individui infetti siano stati isolati alcuni bNAb, nessuno dei vaccini testati fino ad oggi è riuscito a suscitare una risposta di questo tipo nei modelli animali. Chiaramente, gli antigeni dell'involucro del virus rappresentano gli obiettivi più suscettibili per gli anticorpi anti-HIV, perciò l'obiettivo chiave del progetto NGIN ("Next generation HIV-1 immunogens inducing broadly reactive neutralising antibodies"), finanziato dall'UE, era lo sviluppo di una serie di involucri virali che, impiegati come immunogeni, riuscissero a stimolare i bNAb. Informazioni dettagliate sugli obiettivi e i risultati del progetto sono disponibili sul sito web del progetto. Lo screening condotto su oltre 500 individui ha mostrato la presenza di bNAb in circa il 25 % dei pazienti a 2-4 anni dall'infezione e, curiosamente, I livelli maggiori di anticorpi sono stati osservati negli individui infettati dal virus HIV-2. I partner del progetto hanno isolato e clonato più di 1 800 geni dell'involucro dell'HIV dai virus primari presenti negli individui che mostravano un'attivazione dei bNAb, sette dei quali sono stati scelti come possibili vaccini nei ratti e nei conigli. Nei conigli, la somministrazione del vaccino basato sulle proteine dell'involucro, da sola o preceduta dalla somministrazione di DNA, ha permesso di ottenere I Nab. Un regime "prime-boost" simile è stato somministrato ai macachi, con conseguente induzione dei Nab nel sangue, ma non a livello mucosale, mentre, nei ratti, il vaccino proteico con l'aggiunta della chemochina mucosale come adiuvante ha mostrato l'homing di cellule specifiche di antigeni nella mucosa. Il consorzio ha provato che il problema dovuto all'incapacità degli individui infettati dall'HIV di sollevare risposte immunitarie specifiche mediate da linfociti B e di generare cellule B di memoria migliora solo se il trattamento antiretrovirale è erogato subito dopo l'infezione. Negli esperimenti in vitro, la somministrazione di antigeni CD27 solubili ha migliorato la differenziazione delle cellule di memoria in cellule B che producono anticorpi. Il progetto NGIN è riuscito a studiare vari prodotti, tra cui una serie di nuovi antigeni vaccinali basati su envelope, dimostratisi immunogenici nei conigli e nei primati non umani che, benché il loro effetto protettivo nei confronti dell'infezione debba ancora essere stabilito, rappresentano un passo promettente nella battaglia contro l'HIV.

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